Menu

Proposte per l’università italiana. Incontro con il Professor Gustavo Piga.

Il Prof. Gustavo Piga, ordinario di Economia politica presso l’Università “Tor Vergata”, propone una riflessione sulle problematiche dell’università italiana.

800×600

Normal
0

14

false
false
false

IT
X-NONE
X-NONE

MicrosoftInternetExplorer4

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-priority:99;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Calibri”,”sans-serif”;
mso-bidi-font-family:”Times New Roman”;}

La serata di lunedì 22 ottobre ha visto intervenire in Collegio il Professor Gustavo Piga, ordinario di Economia politica presso l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”. L’incontro, incentrato sulle problematiche interne all’università italiana e sulle possibili soluzioni, si è sviluppato attorno a un’analisi puntuale del ruolo degli atenei e degli obiettivi da perseguire nell’azione di riforma del sistema. 

“L’università è un ponte fra scuola e lavoro e, come tale, da essi non può essere disgiunta”; partendo da questa considerazione il professore ha sottolineato la necessità di istituire campagne di informazione e di orientamento in entrata e, allo stesso tempo, di incentivare lo sviluppo di un’economia innovativa che funga da mercato di sbocco dell’università.

Punto centrale della riflessione del prof. Piga sulla crisi dell’università italiana, anche con precisi riferimenti ai sistemi accademici degli altri stati europei, è la sempre più evidente subordinazione della didattica alla ricerca. La causa di tale fenomeno è da ricercarsi nel sempre più scarso interesse delle istituzioni a premiare una didattica d’alto livello. Mentre la ricerca, più facilmente valutabile, è considerata attività remunerativa, la didattica è ormai concepita dagli stessi professori come un’attività accessoria e non, come sarebbe logico aspettarsi, costitutiva della realtà accademica.

L’università italiana è tenuta ad ampliare i propri orizzonti rivolgendosi tanto ai giovani italiani quanto agli stranieri, coinvolgendone il maggior numero possibile e offrendo loro opportunità concrete di crescita culturale e di futuro professionale. Condizione necessaria al raggiungimento di tale obiettivo è, però, un’ottica lungimirante delle istituzioni e delle singole persone che hanno la responsabilità di guidare l’università in un fase obiettivamente difficile della sua storia.