di Angelica Musso
Molti sono i lettori che con un classico in mano si interrogano a lungo, prima di iniziarlo, su quanto possa comunicare loro; l’autore appartiene a un’epoca passata, la società si è radicalmente trasformata: perché mai, dunque, preferire un romanzo novecentesco a un saggio contemporaneo? Roberto Carnero difende l’inesauribile attualità dei classici con il suo saggio “Pasolini e i giovani”, presentato durante l’incontro del 3 dicembre 2025 al Collegio “Lamaro Pozzani”. L’opera, suddivisa in cinque capitoli che affrontano ciascuno un tema differente, racconta il legame profondo e controverso dello scrittore con i giovani, ribadendone l’eccezionalità nel panorama letterario italiano del secondo Novecento.
Questo saggio, pubblicato da Interlinea, è frutto della formazione del suo autore, Roberto Carnero, Professore di Letteratura italiana contemporanea presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna; Carnero è molto interessato al legame tra cinema e letteratura ed è autore di alcune antologie destinate ad uso scolastico. “Pasolini e i giovani” è stato il punto di partenza per un dialogo più ampio, guidato dalle domande puntuali di due studenti del collegio, Giovanni Luca Palombella, studente di fisica al quarto anno, e Simone Cerino, studente di Ingegneria informatica al quinto anno, e di Tecla Rodi in veste di vice presidente dell’Associazione Alumni del Collegio.
Carnero ha declinato l’influenza di Pasolini sui giovani nei tre modi in cui essa si manifestava: in primo luogo, i ragazzi erano per l’intellettuale modelli e fonte di ispirazione nella caratterizzazione dei suoi personaggi; in secondo luogo, erano alunni, che Pasolini si proponeva di educare con articoli e scritti “corsari”, delle vere e proprie guide redatte per loro; infine, erano la vitalità, quella purezza primigenia che la società industrializzata ha perso, rimanendo al buio, senza lucciole a rischiarare la notte.
Pasolini parla ai giovani del Secondo Novecento, è vero, ma il suo dialogo con le nuove generazioni non si esaurisce nell’arco della sua vita: egli si interroga sulla gioventù e sui suoi tratti immutabili, la sua vista si estende oltre il suo secolo. Ma la sua importanza non si esaurisce in ciò: Pasolini, infatti, fu sempre partecipe nei dibattiti pubblici e, come Carnero ci ha ricordato, noi viviamo le conseguenze di un Novecento che continua a influenzare il nostro presente. Come, perciò, i giovani possono capire un secolo percepito ormai come distante, sebbene rivesta ancora un’importanza cruciale? Il Professore è stato chiaro a riguardo: “Studiare la letteratura contemporanea significa entrare nella contemporaneità”.
Carnero, così, ha restituito l’immagine di un Pasolini poliedrico: educatore dei più giovani da un lato, interprete del Novecento italiano dall’altra. La parresia, la vocazione alla verità teorizzata da Foucault, è forse l’unica chiave di lettura per comprendere la natura più intima dell’intellettuale friulano, che ha saputo coniugare in un unico quadro riflessioni apparentemente contraddittorie tra loro e figlie di riflessioni politicamente opposte. Pasolini, per questo motivo, è oggi una figura ingiustamente strumentalizzata; tuttavia, egli rimane il simbolo del pensatore coraggioso che riesce a illuminare le generazioni con le sue riflessioni. È un classico, che, come tale, spiega il passato per illuminare il presente.