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L’Europa che vogliamo: a Venezia, imprese e istituzioni tracciano una rotta comune

di Franco Della Negra e Pasquale Guarino

Presso la Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio a Venezia, si è svolto il 7 giugno il convegno LEuropa che vogliamo, promosso dai Cavalieri del Lavoro del Gruppo Triveneto. Un confronto serrato tra voci del mondo imprenditoriale, accademico e istituzionale sul futuro dell’UE, tra criticità, proposte e urgenze condivise.

A introdurre i lavori, il presidente del Gruppo, Giovanni Zobele, che ha denunciato l’assenza di una politica estera e di difesa comune. Ha moderato Tonia Cartolano, caporedattrice di Sky TG24, richiamando la domanda di Sergio Mattarella: “l’Europa sarà protagonista o vassalla infelice?”. Dopo il saluto di Gianfelice Rocca, il videomessaggio della Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha ribadito il ruolo centrale delle imprese nel rilancio europeo.

Nella prima tavola rotonda, l’economista Marco Buti ha parlato di “errori di tipo 2”, ossia omissioni strategiche da evitare. Per la professoressa Veronica De Romanis, “senza cessione di sovranità non ci saranno Eurobond né Next Generation EU”. Il Cav. Lav. Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, ha invocato un nuovo trattato per superare l’unanimità, mentre il Cav. Lav. Ugo Salerno ha definito “troppo rigido e poco pragmatico” l’approccio alla transizione ecologica.

La seconda sessione si è concentrata sulla politica industriale. “Non esiste una vera politica industriale europea”, ha osservato la Cav. Lav. Lucia Aleotti, presidente di Pharmafin – Menarini Group Holding, segnalando i danni dei tagli alla proprietà intellettuale. Il Cav. Lav. Marco Bonometti, presidente di OMR Automotive, ha lanciato l’allarme: “senza un’azione forte, rischiamo la morte delle fabbriche europee”.

La Cav. Lav. Laura Colnaghi Calissoni, a capo del Gruppo Carvico, ha ricordato che l’Italia produce il 40% del tessile europeo, con un export al 70%. Le sfide principali: energia, saturazione del mercato europeo da parte di aziende cinesi e transizione circolare. “L’Europa deve accompagnare le imprese nella trasformazione, anche sul piano della comunicazione”.

Il Cav. Lav. Bruno Veronesi, presidente emerito di AIA, ha denunciato l’eccesso di burocrazia, ostacolo alla crescita tecnica. Daniele Gros, direttore dell’Institute for European Policymaking (IEP) in Bocconi, ha osservato che “proteggere solo ciò che esiste porta bassa crescita: servono fondi per puntare al top level, valutando solo le performance”.

Sul piano geopolitico, Rosa Balfour, direttrice del think tank Carnegie Europe, ha parlato di un contesto internazionale instabile, in cui “l’interdipendenza è percepita come minaccia” e la cooperazione tra gruppi di Paesi potrebbe diventare necessaria.

“Ciò che accade in Europa è responsabilità nostra”, ha affermato il Cav. Lav. Franco Bernabé, presidente di Techvisory, richiamando a un maggiore protagonismo collettivo. Critico Antonio DAmato, il Cavaliere a capo di Seda International Packaging Group, che ha denunciato la “bolla di Bruxelles”, un sistema bloccato tra Commissione dominante e Parlamento debole. Per il Cav. Lav. Michl Ebner, presidente del Gruppo Athesia, “la parte più stabile dell’Unione è la burocrazia”, ormai distaccata dai cittadini.

Nicoletta Pirozzi, dell’ Istituto Affari Internazionali (IAI), ha parlato della frammentazione della Commissione sotto Von der Leyen, sottolineando la necessità di una strategia difensiva comune.

Il convegno ha insomma messo in luce un’urgenza condivisa: senza visione, coesione e capacità di decidere, l’Europa rischia l’irrilevanza.

In chiusura, le proposte del presidente della Federazione, Maurizio Sella: superare l’unanimità, aumentare il debito comune e semplificare i processi. “L’Europa è come l’Italia preunitaria: il frazionamento va superato. L’Unione fa la forza”.