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Tra pragmatismo e passione: incontro con il Cavaliere del Lavoro Carlo Cimbri

24.05.2025

di Francesco Sammarchi

Lo scorso 19 maggio il “Lamaro Pozzani” ha avuto l’onore di ospitare il Cavaliere del lavoro Carlo Cimbri, presidente del Gruppo Unipol, insignito dell’onorificenza nel 2024. L’incontro ha offerto ai collegiali un’occasione preziosa per riflettere sui temi di leadership, trasformazione aziendale e futuro del settore assicurativo, sulla scorta della testimonianza della brillante carriera del Cavaliere, edificata in equilibrio tra pragmatismo e passione.

Cimbri, nato a Cagliari e laureato in Economia a Bologna, ha iniziato il suo percorso in Unipol convinto che vi sarebbe rimasto solo per un paio d’anni, animato principalmente dalla curiosità di acquisire esperienza in un settore a lui ignoto. Ci è rimasto invece trentaquattro anni, scalando progressivamente le gerarchie fino a diventare amministratore delegato e, infine, presidente. La sua narrazione ha restituito il senso di un cammino costellato di scelte difficili, in cui la curiosità e la capacità di affrontare l’ignoto sono state decisive.

Uno degli episodi più significativi dell’ascesa di Cimbri è stata la fallita scalata di Unipol alla BNL nei primi anni Duemila; ricordando il rifiuto del Banco di Bilbao di acquistare a 2,75 euro le azioni BNL – le avrebbe comprate, di contro, solo a 2,70 –, Cimbri ha asserito: “Capii che questo era il prezzo della sconfitta”. Una differenza apparentemente minima, ma che, moltiplicata per milioni di azioni, rappresentava un disallineamento economico importante. Un’esperienza amara, ma che ben presto si tramutò in opportunità: le azioni BNL furono vendute a BNP Paribas. La sconfitta fu riscattata: “il mondo degli affari è competizione e ci sono molte analogie con la guerra”.

Divenuto CEO, Cimbri colse l’opportunità sorta dalla crisi della Fondiaria Sai, indebolita da una gestione indecisa e da squilibri strutturali; in un contesto economico segnato da un forte aumento dello spread, Unipol acquisì Fondiaria e triplicò le proprie dimensioni, imponendosi come la principale compagnia danni in Italia. Nell’illustrare il peculiare modello di business assicurativo adottato, Cimbri ha messo in luce come più vendite equivalgano a più rischi, sottolineando la necessità e l’importanza di una gestione prudente e lungimirante.

Tra i temi centrali dell’intervento, c’è stato anche quello dell’innovazione. Cimbri ha evidenziato il ruolo sempre più da protagonista della tecnologia e, in particolare, delle scatole nere installate sulle automobili, le quali registrano dati preziosi per la gestione del rischio. Durante la pandemia, ad esempio, Unipol ha potuto rilevare in tempo reale la drastica riduzione del traffico e decidere di restituire un mese di premio agli assicurati, operando una scelta strategica capace di coniugare marketing e credibilità. “La tecnologia – ha detto – sarà sempre più centrale, anche in relazione al cambiamento climatico, che richiederà l’adozione di modelli previsivi avanzati, simili a quelli usati nella finanza: stocastici, non statistici.”

La sua volontà di costruire un gruppo dirigente capace di raccogliere il testimone in una staffetta generazionale è la prospettiva lungimirante di Cimbri, frutto della consapevolezza della necessità di accompagnare il cambiamento con nuove forme di leadership. A ispirarlo in questo è la metafora della navigazione verso l’ignoto.

Durante il dibattito con i collegiali, il presidente di Unipol ha affrontato anche questioni di più ampio respiro. Interrogato sul destino delle imprese europee, ha ribadito che l’unico modo per l’Europa di avere un futuro è quello di divenire uno stato federale con un mercato veramente unico, al pari di quello statunitense. Un’analisi, questa, scaturita alla luce della frammentazione del mercato e delle difficoltà a competere con giganti globali sostenuti da mercati più omogenei.

In chiusura, Cimbri ha riflettuto anche sul modello proprietario di Unipol, controllata principalmente da cooperative. Un assetto particolare, che ha consentito alla compagnia di sviluppare strategie di lungo periodo, meno influenzate dalla volatilità del mercato. Una “grande public company”, come l’ha definita lui stesso, capace di coniugare solidità e visione.

L’incontro e il racconto dell’esperienza professionale del Cav. Lav. Cimbri hanno restituito ai collegiali un affresco vivido di un percorso originale e innovativo, nonché l’invito a non temere il cambiamento e coltivare sempre la curiosità, cercando equilibrio nella dicotomia tra “ragione e sentimento” che è stata una costante nella carriera del presidente di Unipol.