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Prima una cima, poi l’altra. La lezione di Ansedonia

19.06.2023

di Vittoria Resta

Partire prendendo una cima, formare una prima asola e quindi un anello, sovrapporre la parte destra sopra quella che si trova a sinistra; prendere la prima cima, e procedere col posizionarla dietro all’asola, per poi farla passare verso l’alto, restando al di sotto dell’anello. Inserire nel cappio più piccolo la prima cima e tirare per serrare il tutto.

Queste le istruzioni per comporre un perfetto nodo scorsoio.

La particolarità di trame come questa è che si rivelano nella loro massima utilità o ridicola inefficienza sulla base di un singolo elemento: che vi sia qualcosa attorno a cui avvolgerlo.

Una delle parabole che impariamo ad apprezzare e comprendere nel tempo è forse proprio quella che le asole di ciascun nodo sanno retoricamente mostrarci: la solidità di qualsiasi magnifica opera, grande o piccola che sia considerata, deriva al contempo da una minuziosa attenzione nel tendere o nell’avviluppare e dalla fondamentale presenza di qualche oggetto, un’ancora o il più prezioso dei tesori, da cingere e sorreggere.

Io sono certa che nella giornata del 10 giugno 2023, accolti dallo splendido promontorio toscano di Ansedonia, siamo stati ben capaci di cogliere quel celebre filo rosso che ormai per l’ottava volta ci conduce nella dimora dei coniugi Pellicanò e stringervi un solido nodo.

In un forziere poni l’argento vivo di 42 ragazzi, un capitale umano inesauribile, l’esperienza delle istituzioni, il fiore dell’imprenditoria italiana e il sostegno di tanti altri Cavalieri del Lavoro a noi vicini quali Bruno Ceretto, Carlo Colaiacovo o Franco Bernabè.

Avvolgici attorno, assuccando con attenzione, la fune più dolce: la gentilezza familiare dei padroni di casa che ci accolgono alle porte della torrida estate, un pugno di ore sulle coste toscane, un coro che intona il cantautorato italiano e un disordinato e festoso ballo a piedi nudi.

Il più importante elemento dello scrigno è stata certamente l’opportunità di ascoltare Roberto Cercone (laureato del Collegio e direttore del Servizio Rapporti Istituzionali di Vigilanza della Banca d’Italia) presentarci con entusiasmo la sua personale lettura delle Considerazioni Finali del Governatore Ignazio Visco sul 2022.

Le analisi e le previsioni della Banca d’Italia vengono pubblicate non nel tentativo di compiere decisioni, quanto con lo scopo di fornire strumenti idonei al prenderle. Allo stesso modo la lettura del dott. Cercone delle considerazioni finali, nonostante la presenza di passaggi tecnici sul settore bancario, è restata puramente esplicativa, permettendocene un’autonoma e efficace consultazione.

Le stesse Considerazioni Finali non sono che un ricco corollario derivato dalla Relazione Annuale della Banca. La vera peculiarità che merita attenzione è quello che il dott. Cerone ha definito “l’approccio olistico” del documento.

Per consentire una maggiore fruibilità del testo, oltre all’accessibilità del linguaggio, viene infatti data enfasi a una contestualizzazione costante e ampia dei fenomeni economici presentati.

Viene collocata la visione del Paese nel più ampio sistema internazionale e si percepisce una costante ricerca dei punti di confronto e di incontro.

Le coordinate sociali, economiche e politiche del Paese, a oggi indissolubili, trovano giustificazione nelle parole del Governatore.

È interessante come le soprannominate CF riflettano i princìpi cardine del modus operandi della Banca stessa: la religione del dato, il suo rispetto rigoroso nell’osservazione dei fenomeni; una ricerca di analisi spregiudicata e oggettiva; una genuina trasparenza istituzionale, che si osserva nelle ammissioni di errore sulle prospettive dell’economia formulate a seguito dell’aggressione russa e nelle non apodittiche conclusioni che vengono tratte al seguito.

Merita menzione l’armonia con cui temi quali l’inflazione o la globalizzazione vengono presentati nei loro molteplici risvolti, correggendo la visione polarizzata cui siamo abituati.

Altro caposaldo è rappresentato dalla cura nell’elaborazione e nell’etica della comunicazione istituzionale.

Ricordando la provocazione lanciata da Cercone, che giustamente lamenta l’impiego di rapide formule, ambigui slogan e chiaroscuri comunicativi, sorge spontaneo un plauso all’integrità e al rispetto dei vincoli nella voce istituzionale della Banca d’Italia, da difendere e imitare.

Toccando con precisione i temi più discussi e rispondendo alle domande poste da noi collegiali sulla rapidità dell’evoluzione e l’elasticità nelle reazioni economiche ai cambiamenti geopolitici, ci si si avvia a una chiusura che somiglia tanto a una sfida.

L’umiltà e l’onestà dell’esposizione del direttore Cercone ci parlano di un orizzonte, quello del futuro, sempre incerto eppure vicinissimo: dubbiosi vi remiamo incontro, protetti dall’esperienza e dalla speranza di sapervi approdare.

Inequivoche al riguardo sono nelle CF le parole del Governatore della Banca d’Italia, rilanciateci dal dott. Cercone, forse ispirato dal suo pubblico attento che di quel futuro è affamato, forse dallo sconfinato mare alle nostre spalle: “[…]La capacità non è solo immaginare le cose ma farle collettivamente. […] Spetta proprio ai più giovani, meno condizionati dal passato, immaginare quel mondo, individuarne le opportunità. Andranno ascoltati, aiutati dalle altre generazioni a formarsi, senza vincoli, per tradurre in interventi realistici gli schemi che sapranno elaborare per un mondo futuro, non più povero, ma più sicuro e più giusto.”

Non ci resta che aggrapparci alla certezza che la scialuppa su cui navighiamo sempre sarà spinta dalla curiosità, dal talento, dallo studio e dalla conoscenza: riformulando forse il dostoevskiano assioma, è proprio lei, la cultura, che ci salverà.

Segue un sincero invito del cavaliere Pellicanò a volare alti rimanendo umili, al metter da parte le ridondanti massime esortative e diventare attiva parte di quel tanto predicato cambiamento: “Dovete essere determinati, ambiziosi e umili attori, per sostenere il Paese nelle sfide che ci attendono e che saranno ardue. Sono da vincere, queste sfide, per avere un ruolo riconosciuto e un prestigio gratificante nel contesto globale.”

Il clima diventa commosso al saluto conclusivo dei nostri amici, prima che collegiali, Lorenzo Farrugio e Marta Pignataro, che ci ricordano con l’emozione e l’orgoglio, che solo un affetto autentico sanno dimostrare, quanto immenso sia quel tesoro, di studio e comunità, chiamato Lamaro – Pozzani, che con cura tramandiamo.

Banchettiamo conviviali, disegniamo asole e occhielli, evochiamo ameni ricordi e tendiamo cime sotto il sole senza perdere di vista quell’orizzonte che abbiamo il dovere di plasmare.

Non mancando di ringraziare la bontà con cui il Cavaliere Pellicanò e sua moglie Lucia ci hanno accolti nel loro piccolo angolo di paradiso, non resta che augurare a chiunque si imbatta in questa lettura, e non solo, di riscoprirsi provetto marinaio nella sua tant’attesa Ansedonia.

Prima una cima, poi l’altra.