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Ingegno, passione e “incoscienza”, la ricetta del Cav. Lav. Ambrosi

22.04.2021

di Chiara Gaibari

Ambrosi SPA è un’azienda leader in Italia e all’estero nel segmento premium del mercato dei formaggi tradizionali italiani, specializzata nella produzione di Grana Padano e Parmigiano Reggiano. È il suo presidente, il Cavaliere del Lavoro Giuseppe Ambrosi, a raccontare agli studenti del Collegio Lamaro Pozzani il suo percorso imprenditoriale: entrato pochi anni dopo la laurea nell’azienda di famiglia (al tempo di medie dimensioni), fondata dal padre Ottorino nel 1942, arriva a condurla in autonomia a partire dal 1994.

La crescita dell’impresa si intreccia alla sua crescita come persona e come imprenditore. Un mestiere, quello dell’imprenditore, che ha imparato strada facendo, attraverso la pratica e l’esperienza, seguendo l’esempio del padre, imparando dal confronto con altri manager e imprenditori, cogliendo le opportunità che gli si presentavano e allo stesso tempo scoprendo di possedere la giusta attitudine e mettendo le proprie qualità al servizio dell’impresa. Un mestiere che, ci assicura, non si può studiare, e in cui il successo è dato da un mix equilibrato di ingegno e incoscienza oltre che da intuizioni, tenacia, coraggio e perseveranza.

Dal momento del suo ingresso in azienda, il suo impegno si è dispiegato su tre direttrici: l’innovazione (per distinguersi dalla concorrenza), la riorganizzazione in direzione manageriale dell’azienda (la scelta di persone valide e capaci di cui circondarsi) e l’internazionalizzazione. La crescente concentrazione del settore della grande distribuzione di prodotti lattiero-caseari in Italia lo ha spinto alla ricerca di nuovi mercati all’estero: per accelerare il processo di internazionalizzazione nel 2006 l’Ambrosi spa ha siglato un accordo di collaborazione commerciale con Emmi, multinazionale svizzera quotata alla borsa di Zurigo, che ha acquisito una quota di minoranza della società. Un percorso di internazionalizzazione stimolante e appassionante, grazie al quale oggi Ambrosi Spa produce il 48% del suo fatturato all’estero, possiede tre filiali commerciali in Francia, Regno Unito e USA, e ha stretto legami con distributori di quasi 60 paesi in tutto il mondo.

Fondamentale per la Formazione di Ambrosi è stata anche l’esperienza alla guida dell’Asso Latte, l’associazione di categoria del settore lattiero-caseario. Il più giovane presidente, a 36 anni, nella storia dell’associazione, è anche colui che ha mantenuta più a lungo (per 20 anni) questa carica, che gli ha insegnato quanto siano importanti, per un imprenditore, la presenza nei luoghi dove le decisioni cruciali vengono prese e una conoscenza ampia e approfondita di tutti i componenti del settore.

La sua recente nomina come presidente dell’EDA (European Diary Association) si addice alla dimensione fortemente internazionale che oggi caratterizza Ambrosi SPA. L’impresa può vantare inoltre ottimi risultati in quanto a trasparenza e grande impegno in direzione di una sempre maggiore sostenibilità. Proprio questa è la grande sfida che l’attuale attenzione emersa a livello mondiale per i temi ambientali (che coinvolge l’opinione pubblica, è intercettata dalla politica ed è destinata a tradursi in leggi) pone all’intero settore. Un obbligo morale, un impegno necessario, e anche un onere non indifferente, dal momento che questa “rivoluzione” richiede una trasformazione innanzitutto culturale e poi pratica di tutta la filiera, un ripensamento in chiave green di ogni processo nonché la rieducazione del consumatore stesso. Questi obiettivi sono incarnati dalla Farm to Form Strategy, il piano messo a punto dalla Commissione europea nell’ambito dell’European Green Deal, per guidare la transizione verso un sistema equo, sano e rispettoso dell’ambiente.

Intanto nuove minacce rischiano di danneggiare l’industria del formaggio: dazi e Italian Sounding (di cui il famigerato Parmesan statuinitense è solo l’esempio più noto), ma anche derive salutiste, spesso originate da maldestri tentativi di fai da te nutrizionistico, che fanno guerra a questi cibi, ulteriormente penalizzati da sistemi di etichettature discriminatori. La risposta a questa minaccia deve essere una ben calibrata battaglia alla disinformazione, l’uso di marketing e etichette per educare il consumatore, affinché possa compiere scelte consapevoli e allo stesso tempo coniugare gusto e salute. A questo riguardo pare opportuno sottolineare come proprio il formaggio sia un alimento tipico della dieta mediterranea, oltre che uno degli elementi che fanno della cucina italiana la più apprezzata al mondo.