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Pubblica amministrazione, dalla segretezza napoleonica alla ricerca della trasparenza

25.03.2021

di Biagio Valenti

A continuazione del ciclo di conferenze dal titolo “Trasparenza ed Etica d’impresa” organizzato dal Collegio, noi studenti abbiamo avuto il piacere ascoltare le parole di Giovanni Vetritto, funzionario pubblico di lunga carriera nei dipartimenti di tanti ministeri e attualmente coordinatore degli uffici per le politiche urbane e della montagna e la modernizzazione istituzionale della Presidenza del Consiglio, nonché segretario del comitato scientifico della Fondazione Nitti. Egli, quindi, ha potuto arricchire la nostra conoscenza sui temi della trasparenza dandoci una visione dall’interno della pubblica amministrazione stessa, e in particolare dal centro di quest’ultima, Palazzo Chigi.

Nel cominciare la sua presentazione, Vetritto ha condiviso un dato storico: quando l’Italia fu unificata la classe politica decise di creare una burocrazia di carattere napoleonico, di cui uno dei valori principali fosse quello della segretezza degli atti e delle decisioni. Questo elemento, data la continuità delle logiche delle amministrazioni pubbliche, fu mantenuto fino agli anni ’90 del secolo scorso quando fu emanata la prima legge di una lunga serie, la quale ha compiuto una rivoluzione copernicana del concetto di trasparenza nella pubblica amministrazione. È scomparsa infatti la segretezza e si è fatta strada l’idea che tutti i documenti debbano essere pubblici, al fine di permettere ai cittadini sia di tutelarsi da eventuali limitazioni dei diritti sia di poter controllare l’operato del sistema, secondo il detto anglosassone “best placement is light”, e in tempi recenti si è addirittura arrivati all’ obbligo di inserire gli atti in una dedicata sezione del sito (“Amministrazione trasparente”) uguale per tutti gli enti e uffici pubblici.

L’applicazione di queste regole è stata ed è comunque differente tra amministrazioni diverse, potendosene trovare di più o meno virtuose. Quelle che seguono di più le regole e anzi ritengono conveniente mostrare i loro atti per essere giudicate trasparenti da istituti quali la Fondazione Etica di cui è Vicepresidente Paola Caporossi sono le regioni e le città medio-grandi del centro-nord. Arrancano invece i piccoli comuni, che risentono degli organici labili e spesso condivisi con altri enti. Dei circa 8000 comuni italiani il 70% ha meno di 5000 abitanti e quindi un sistema di amministrazione ridotto all’osso dai continui tagli e spesso non in grado, seppur volendo, di adempiere agli obblighi di legge riguardanti la trasparenza.

Esiste una disparità anche nel sistema dell’amministrazione centrale, con il sottosistema dei ministeri tradizionalmente meno in grado di rispondere ai cambiamenti imposti dalla modernità rispetto al sottosistema degli enti e delle S.p.A. pubblici, che avendo una mentalità d’impresa con una mission chiara e unica riescono ad essere più flessibili e a vedere l’amministrazione trasparente come un’opportunità più che come un obbligo.

Vetritto ha infine trattato il tema della burocrazia alla luce del necessario turnover di cui questa avrebbe bisogno per poter essere più moderna ed efficiente: l’età media dei funzionari pubblici, che sono comunque in numero minore rispetto alle altre democrazie europee, è superiore a 50 anni, con la maggioranza di essi entrata in servizio negli anni ’70. Essi non sono stati in molti casi adeguatamente formati al digitale e questo, unito alla logica della continuità, rende più difficoltoso per le amministrazioni pubbliche adempiere agli obblighi di trasparenza. L’auspicio è che quindi, dati i 500000 pensionamenti del prossimo triennio, le scarne fila degli uffici pubblici si ripopolino di figure professionali legate non solo all’ambito giuridico ma anche tecnico e scientifico.

In conclusione, dell’incontro, gli alunni e i Cavalieri del Lavoro collegati hanno potuto formulare le loro domande, a cui Vetritto ha risposto evidenziando tra le altre cose la necessità di una burocrazia che possa coniugare trasparenza, efficienza e velocità soprattutto in vista dell’arrivo dei fondi del Recovery plan da spendere tra il 2021 e il 2027.