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Leadership tra esperienze e aforismi: incontro con il Cav. Pellicanò

Incontri con i Cavalieri del Lavoro

23.11.2019

di Alessandro Moscone

“Per mettere a proprio agio l’interlocutore, l’oratore deve essere a proprio agio”. Lo scorso 21 novembre, accompagnato come sempre dalla moglie Lucia e dalla propria assistente Mariana D’Ovidio, ha esordito in questo modo il Cavaliere del Lavoro Ercole Pietro Pellicanò, togliendosi agilmente giacca e cravatta e mostrando, ancora una volta, estrema familiarità con gli studenti del Collegio Universitario Lamaro-Pozzani.

Come apertura al proprio discorso, il Cavalier Pellicanò ha scelto le parole del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, per il quale investire in conoscenza valica gli stretti confini della dimensione economica, “contribuendo ad accrescere il senso civico, il rispetto delle regole, l’attitudine a cooperare con gli altri”. “Istanza pienamente condivisibile”, ha ripreso energicamente il Cavaliere, “solo se c’è un leader, che sappia in che modo si diventi guida”: ed è stato proprio da questa riflessione iniziale che è scaturito l’argomento principale dell’incontro. Forte dell’esperienza di una vita che – tra fatiche e successi – ha saputo conciliare ed equilibrare il mondo accademico, l’ambito aziendale-imprenditoriale e l’ambiente bancario e finanziario, il Cavalier Pellicanò ha posto a se stesso una domanda, rivolta in realtà agli studenti in platea. Come è stato possibile raggiungere tutto ciò? Cosa è un leader e come si diventa tale? Sono sufficienti volontà e determinazione, soprattutto se volte non solo al proprio bene, quanto piuttosto all’interesse di tutti?

Si può a buon diritto affermare la completa sovrapposizione di manager e leader? Non sempre, ha risposto risolutamente il Cavaliere, il manager può essere un leader. Se è possibile trovare punti di contatto nelle caratteristiche delle due figure, talvolta si assiste anche ad una separazione netta. Ed Ercole Pellicanò lo ha espresso chiaramente: il manager è un leader “per una certa fetta”. Infatti, egli non deve essere necessariamente un trascinatore, essendo il suo compito essenzialmente concreto: fissare gli obiettivi e garantire i risultati per onorare la propria funzione. Un manager anzitutto deve comprendere la separazione netta e allo stesso tempo la permeabilità costante tra la vision e la mission: se la prima, peculiarità assoluta del leader, ci dice cosa vogliamo essere nel lungo periodo, la seconda ci dice come dobbiamo diventare, in un confronto pratico con la realtà. Insomma, per usare le parole poeticamente efficaci e spontanee del Cavaliere, “la vision è il sogno, la mission gli obiettivi per realizzare il sogno, tenendo alto il periscopio per guardare oltre la montagna”. La leadership ha, tuttavia, estrema necessità di un fattore che sfugge al nostro controllo, grazie a cui però appare e si afferma: il carisma, un quid intrinseco nella personalità e nell’indole individuale. Attraverso il carisma, la leadership deve albergare “nei cuori con la motivazione, nelle menti con la condivisione, nelle azioni con l’organizzazione”.

Nella seconda parte della sua relazione, il Cavaliere ha parlato di aforismi, trasmettendo la sua ammirazione per la capacità espressiva racchiusa in tali formule sintetiche. Lanciati come spunti agli studenti, gli aforismi hanno rivelato fin dall’inizio un carattere vario, aprendo di conseguenza prospettive incredibilmente ampie: dall’appoggiarsi alle “spalle dei giganti”, per dirla con Isaac Newton, usato per ricordare la sensibilità e l’umiltà che devono contraddistinguere un manager, fino al concetto fondamentale della condivisione della ricchezza, che può avvenire solamente dopo la sua produzione, idea ben espressa dalle parole di Margaret Thatcher, che ha reinterpretato la parabola del buon samaritano. Largo spazio è stato riservato anche agli economisti, da John Kenneth Galbraith per l’esortazione al lavoro di squadra fino all’osservazione di Henry Ross Perot, che invita, attraverso l’immagine esemplificativa del problema del serpente, a saper prendere decisioni tempestivamente e responsabilmente.

Infine, il Cavalier Pellicanò ha concluso in modo inaspettato l’incontro, che ha assunto in itinere quasi i connotati di una vera e propria lectio magistralis. Dopo aver citato grandi successi cinematografici come Master & Commander o brani indimenticabili della musica italiana come “A mano a mano” di Rino Gaetano, il Cavaliere ha offerto uno scorcio inaspettato e personale sulla canzone “Delfini” di Domenico e Massimo Modugno, reinterpretata dal punto di vista di un imprenditore. Il Cavalier Pellicanò ha così esortato gli studenti a prendere iniziativa e ad affrontare attivamente la vita in ogni suo aspetto, attraverso un grido tanto vitalistico ed energetico quanto programmatico: Let’s roll.