Una testimonianza diretta, lucida e appassionata sul primo Parlamento Europeo per ascoltare la Storia narrata in prima persona e poi volgere lo sguardo all’oggi e al prossimo futuro, del quale è d’obbligo assumersi la responsabilità. È l’esperienza di vita del Cavaliere del Lavoro Alfredo Diana a porre il suggello sul ciclo di incontri serali dedicati all’Europa, ormai alla vigilia delle elezioni europee del 26 maggio.
L’Europa è stata parte integrante del vissuto del Cavalier Diana fin dall’infanzia, nel seguire con la famiglia il padre diplomatico tra le capitali europee. Dopo aver frequentato la prima scuola a Berlino, negli anni della guerra fu per lui sconvolgente vedere gli “amici” tedeschi tramutarsi di colpo (in Olanda, Lussemburgo, Danimarca) in nemici e occupanti. Furono esperienze simili a far sì che non solo il giovanissimo Diana ma anche i cosiddetti “Padri dell’Europa” (De Gasperi, Schuman, Adenauer) desiderassero portare pace e unità nel Vecchio Continente. Fu proprio De Gasperi, che egli poté conoscere di persona, a nominare il padre ambasciatore italiano a Bruxelles, portando Diana nella capitale belga negli anni in cui si costruiva il MEC. Egli vi sarebbe in seguito tornato nelle vesti di presidente di Confagricoltura, nei lavori per una politica agricola comune, e poi, nel 1979, come uno dei primi eurodeputati della Storia (eletto nelle liste della Democrazia Cristiana).
Era un Parlamento, quello Europeo, assai diverso dal suo equivalente italiano. Si riuniva più spesso di quanto i deputati del nostro Paese fossero abituati. Richiedeva di fatto ai suoi membri la conoscenza delle lingue straniere, perché gli accordi veri tra parlamentari si stringevano fuori dall’aula, senza traduttori automatici. Ma soprattutto era sostanzialmente privo di poteri, con l’unica facoltà di approvare o bocciare il bilancio dell’UE: fu questo a motivare le richieste espresse nel “Manifesto del Club del Crocodile”, nato nell’omonimo ristorante di Strasburgo dalle mani di un gruppo dove figuravano Altiero Spinelli e lo stesso Diana.
È pur vero che, ancora oggi, le prerogative del Parlamento Europeo rimangono limitate. L’interesse degli italiani nei confronti delle elezioni europee è progressivamente calato negli anni (dall’oltre 85% di votanti nel 1979 si è passati al 57% del 2014). Ma, sottolinea l’ospite, “l’Europa non ha il diritto, ha la necessità di continuare” formando anch’essa un blocco unito che possa confrontarsi con le grandi potenze mondiali: gli sviluppi della Brexit mostrano l’impossibilità di muoversi in controtendenza. Il Cavalier Diana ha infine espresso fiducia in un avvenire “di grande interesse” per l’Europa e ha evidenziato come anche le critiche possano rivelarsi utili, nella costruzione di un federalismo dove si è “nell’essenziale uniti, nel non essenziale liberi”.