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Dallo Stato-Nazione all’Unione
Patuelli: Così l’Europa ha trovato la pace

Incontri con i Cavalieri del Lavoro

23.05.2019

di Tommaso Tacchetti

Il rapporto tra Stato, nazione e Unione. È stato questo il filo rosso che ha fatto da trama all’intervento del Cavaliere del Lavoro Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, in occasione del penultimo incontro del Ciclo sull’Europa promosso dal Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro Lamaro Pozzani.

Innanzitutto, il Cavaliere ha posto l’attenzione sull’importanza del principio di nazionalità nel recente passato dell’Europa, dalla seconda metà dell’Ottocento a oggi. Una nazione si identifica, in primis, con una geografia ben precisa e con una cultura e una lingua comuni ai suoi abitanti. Solo in seguito alla nazionalità corrisponde anche una statualità. È sufficiente osservare il caso di due nazioni: l’Italia e la Germania, paesi divisi sia per cause politiche che religiose e la cui unificazione fu un processo complesso e laborioso.

Il principio di nazionalità trova la sua piena affermazione dopo la Grande Guerra, quando si formarono nuovi stati corrispondenti a nazionalità esistenti: Polonia, Austria, Ungheria, Jugoslavia per dirne alcuni. L’estremizzazione di tale principio ha portato ai tragici eventi della Seconda Guerra Mondiale, poiché la Germania Nazista affermò la superiorità della sua nazionalità sulle altre.

Con il fine di evitare nuovi conflitti si tentò di regolare i rapporti, in particolare economici, tra le potenze europee attraverso la “Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (Ceca),  il cui compito era la riconversione dell’industria dopo gli eventi bellici e attraverso il mercato comune. Questi accordi economici hanno garantito all’Europa Occidentale il rispetto dei diritti e delle libertà umani, sicurezza e benessere e hanno avuto come conseguenza la sconfitta dei paesi del Patto di Varsavia nella Guerra Fredda.

Il massimo grado della risoluzione dei conflitti europei trova espressione nella moneta unica, l’uro, che ha lo scopo di evitare conflitti economico-monetari fra gli stati e quindi anche conflitti politici e militari. Sebbene il cambio di valuta non sia mai completamente positivo, è all’euro che dobbiamo la stabilità attuale, nonostante le crisi del 2007 e del 2011. Pertanto contro i nuovi nazionalismi che cavalcano l’onda del malessere, bisogna rispondere con soluzioni ragionate che aprano la strada a un percorso di civilizzazione e di libertà.

La lezione del Cavaliere Antonio Patuelli agl allievi del Collegio

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