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Medicina, da Harvard nuova scoperta del team di Peruzzi. Lo scienziato: Senza il Collegio non sarei qui

Un altro importante passo in avanti nella lotta al più maligno dei tumori cerebrali è stato firmato dal gruppo di ricerca guidato da Pierpaolo Peruzzi, ex allievo del Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” oggi in forza al Brigham and Women’s Hospital di Boston.

Laurea in Medicina alla Sapienza e sei anni di vita in “Residenza, come dicevamo allora”, anni senza i quali, sottolinea,  “difficilmente oggi mi ritroverei qui”. Poi specializzazione in Neurochirurgia  presso la Ohio State University,  e infine arrivo ad Harvard, dove è specializzato nella chirurgia dei tumori cerebrali e dirige un laboratorio di biologia molecolare e terapia genica. (Leggi: Peruzzi, dal “Lamaro Pozzani” ad Harvard per studiare la cura dei tumori cerebrali)

Peruzzi studia, in particolare, il ruolo di piccole molecole chiamate microRNA, nel Glioblastoma multiforme, una terribile forma tumorale del cervello, che solitamente non lascia scampo nel giro di un anno. Proprio per questo, il suo laboratorio si concentra sulla scoperta di nuovi interventi terapeutici, come conferma la ricerca appena pubblicata su Nature. Un lavoro che vede la partecipazione di Gianmarco Lugli, laureando del Collegio Lamaro Pozzani, in trasferta ad Harvard per un trimestre di specializzazione nel team di Peruzzi.

Piuttosto che modulare un singolo microRNA, il team di Peruzzi ha raggruppato più microRNA codificandoli in un piccolo gene artificiale in modo da determinare una sovrapproduzione di queste molecole e indebolire le cellule tumorali. Questo approccio ha mostrato risultati promettenti nei modelli preclinici, aumentando di cinque volte la sopravvivenza in un modello murino di glioblastoma, quando viene combinato con la chemioterapia.

Peruzzi precisa che la strategia multi-microRNA indebolisce le cellule tumorali ma non le uccide direttamente. “Anche se sembra un po’ controintuitivo, questo è in realtà un vantaggio, dal momento che, rimanendo vive, anche se gravemente compromesse, le cellule tumorali che hanno ricevuto il nostro gene artificiale, continuano a produrre microRNA che alla fine inondano l’intero tumore”. Infatti, gli autori hanno dimostrato che questi microRNA artificiali si diffondono attraverso il tumore attraverso piccole vescicole e lo rendono più vulnerabile alla chemioterapia.

“Questi risultati sono molto incoraggianti”, dice Peruzzi- “e la sensazione è che abbiamo appena scalfito la superficie di un’estesa riserva di possibilità offerte da questi piccoli geni per il trattamento dei tumori”. Il lavoro continua.