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Economia e politica, Gentili: un Paese alla ricerca di un nuovo equilibrio

Incontri serali

05.12.2018

di Gioele Marangoni

Puntuale nei disequilibri, L’Italia si dà appuntamento ogni 25 anni con crisi di sistema. Crisi da cui poi riesce a risollevarsi, almeno così è stato finora. Bastano tre date per restituire il senso di questo ciclo tutto italiano: 1943, 1968, 1993. L’Italia della Guerra Civile, della rivoluzione culturale, e poi di Tangentopoli e della fine della Prima Repubblica. Nel corso del suo intervento con gli studenti del Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani”, tenuto martedì 4 dicembre, Guido Gentili, direttore editoriale del Sole 24 Ore, fornisce un quadro interpretativo capace di leggere la storia del Paese per capirne l’immediato presente.

Si parla di attualità, economia e politica. “Per poter  comprendere al meglio la situazione economica italiana è doveroso”, sottolinea l’ospite, “presentare un quadro politico europeo e globale”. L’intervento ha da subito evidenziato la complessità del panorama geopolitico odierno che, reso ancor più articolato dalle recenti tensioni commerciali che hanno visto tra i protagonisti Stati Uniti, Russia e Cina, è caratterizzato dal tentativo intrapreso da ogni Stato di scavare una nicchia di successo per la propria economia, cosa che fomenta nazionalismi e populismi,  i quali a loro volta contribuiscono all’attuale clima d’instabilità globale.

La situazione non è migliore in Europa, dove la Brexit e il calo dei consensi di Macron e della Merkel fanno vacillare un’Unione Europea a trazione prevalentemente franco-tedesca. In questo frangente s’inserisce l’economia  italiana, da sempre avvantaggiata da economie aperte e che, negli ultimi anni, ha tratto grande profitto dalle esportazioni dimostrando la forte competitività del nostro Paese nei mercati internazionali.

L’incontro termina, infine, con una dissertazione circa l’attuale politica italiana che sembra voler guardare indietro, dando priorità al sistema pensionistico piuttosto che all’elevato tasso di disoccupazione giovanile che mette in ginocchio il nostro Paese.