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Silvia Ciucciovino: la cultura della certificazione.

Ospite del collegio per il terzo incontro del mese di febbraio è stata la prof.ssa Silvia Ciucciovino, ordinario di Diritto del Lavoro all’università “Roma Tre”.

Ospite del collegio per il terzo incontro del mese di febbraio è stata la prof.ssa Silvia Ciucciovino, ordinario di Diritto del Lavoro all’università “Roma Tre”. Un appuntamento, dunque, in perfetta armonia con il ciclo di lezioni di Cultura per l’impresa che gli studenti stanno frequentando in queste settimane.

 

La certificazione del contratto di lavoro – ha spiegato la professoressa – è una procedura introdotta nel 2003 con la finalità di prevenire il contenzioso lavoristico: si tratta di una valutazione del contratto da parte di un soggetto terzo imparziale, in un’operazione di qualificazione, ma anche di verifica e attestazione della conformità normativa. È un atto di valore tanto per il datore di lavoro e il lavoratore quanto per quei terzi “incisi” dal contratto o che hanno interessi su di esso, primi fra tutti gli enti previdenziali.

 

La docente ha particolarmente sottolineato lo stretto rapporto tra l’importanza della certificazione e l’incertezza applicativa del diritto del lavoro, che è una delle caratteristiche negative della situazione italiana. L’attività di certificazione risponde ad un’esigenza di stabilità nella qualificazione negoziale laddove il diritto risulta molto complesso (manca un testo unico sul lavoro) e dà spazio ad una discrezionalità valutativa, diventando esso stesso fonte di contenzioso. Basti pensare alla definizione della natura autonoma o subordinata del rapporto di lavoro.

 

Da sottolineare – aggiunge la professoressa – che la certificazione guarda alla volontà negoziale, non all’esecuzione del contratto; il certificatore garantisce la simmetria informativa, specie nei confronti del lavoratore, e quindi verifica la volontà delle parti, ma non ha il ruolo di ispettore.

 

Grande attenzione va infine prestata alle possibili conseguenze dell’idea che aveva accompagnato le prime proposte di una procedura certificativa, anche guardano alle rilevanti modifiche (in qualche caso semplificazioni, in qualche altro caso complicazioni) introdotte con il Jobs Act: l’idea della certificazione come strumento di attribuzione ai privati di un potere di deroga alle norme lavoristiche. Perché la certificazione presiede alla regolarità e vuole essere garanzia di legalità.