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Roberto Gervaso: un intellettuale onesto e libero.

Roberto Gervaso: un intellettuale onesto e libero.

 Martedì 23 marzo, accompagnato dal Cavaliere del Lavoro Ercole Pellicanò, che lo ha presentato come “un pilastro della cultura italiana”, è stato ospite del collegio Roberto Gervaso, giornalista, scrittore e aforista. Gervaso ha descritto la congiuntura storica dell’Italia, “un Paese che sta in piedi perché non sa da che parte cadere”, sullo sfondo di grandi vicende antiche e recenti: la caduta dell’Impero Romano, la Controriforma, le due guerre “folli e suicide” del secolo scorso, la parabola lunga e complessa della cosiddetta Prima Repubblica. Lo scrittore si è soffermato con lucida e graffiante efficacia sui limiti e gli errori degli intellettuali italiani sia prima che dopo il fascismo, usando sempre un lessico immediato, semplice e diretto, lascito del suo grande maestro Indro Montanelli.

L’immagine che Gervaso ha trasmesso di sé è quella di un uomo libero, desideroso, da buono storico tucidideo, solamente della verità dei fatti. Sono emersi, anche nel dibattito e nella spiegazione dei diversi modi di annodare e portare intorno al collo della camicia la grossa “farfalla” colorata, i toni istrionici che hanno contribuito a renderlo famoso e che appaiono segnati, allo stesso tempo, da una acuta consapevolezza della dimensione tragica dell’esperienza umana e da una straordinaria vena ironica e autoironica. La vena per la quale, per esempio, non ha esitato a definirsi un “narcisista” e che caratterizza la sua autobiografia da poco pubblicata: Ho ucciso il cane nero.