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Le energie rinnovabili. Incontro con il Cavaliere del Lavoro Angelantoni

Giovedì 22 Gennaio il Cavaliere del Lavoro Gianluigi Angelantoni ha incontrato gli studenti del Collegio per una serata dedicata al tema delle energie rinnovabili.

Giovedì 22 Gennaio il Cavaliere del Lavoro Gianluigi Angelantoni ha incontrato gli studenti del Collegio per una serata dedicata al tema delle energie rinnovabili. Il Cavaliere Angelantoni è amministratore unico di Angelantoni GROUP, gruppo diversificato e presente a livello internazionale con 8 unità produttive in Italia, Germania, Francia, India e Cina. Il gruppo è caratterizzato da un elevato livello di innovazioni nei settori biomedicale, del testing e delle tecnologie pulite, con un focus specifico sul settore solare, che è stato il tema dell’incontro. La necessità di provvedere a un approvvigionamento energetico alternativo a quello basato sul consumo di materiali fossili è ampiamente riconosciuta. Quale alternativa può essere preferibile allo sfruttamento dell’energia di quel “reattore” che, da 150 milioni di Km di distanza, illumina il nostro pianeta? Sono state illustrate diverse modalità. Quella adottata dalla  Archimede Solar Energy (ASE), società controllata dal Gruppo Angelantoni, si avvale della tecnologia della concentrazione solare, nota come CSP (acronimo di Concentrating Solar Power), che permette di trasformare la radiazione solare in energia termica ad alta temperatura e di convertire quel calore, qualora sia richiesto, in energia elettrica usando il sistema a collettori parabolici lineari con impiego di un innovativo fluido termovettore a base di sali fusi. Questa tecnologia italiana brevettata permette di rendere una centrale più efficiente del 6%, con un risparmio del 30% sui costi rispetto all’uso di un comune olio minerale o sintetico. Purtroppo in Italia non è stato ancora possibile realizzare impianti ad alta potenza termica nominale, non permettendo così neppure di proporre la tecnologia ai mercati internazionali, in quanto non verificata nella sue funzionalità. Una ulteriore prova mancata per il nostro Paese che, prigioniero di poteri di veto e di una burocrazia asfissiante, rischia di perdere l’opportunità di entrare in un mercato che, nei prossimi venti anni, fatturerà 20 MLD/anno.