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Gustavo Piga e le ragioni di un referendum sul Fiscal compact.

Gustavo Piga e le ragioni di un referendum sul Fiscal compact. Ad urne chiuse: “Non ce l’abbiamo fatta, ma abbiamo lasciato il segno”.

 Torna ospite al Collegio dei Cavalieri del Lavoro il professor Gustavo Piga, ordinario di Economia politica presso il Dipartimento Studi d’Impresa Governo Filosofia di “Tor Vergata”, e lo fa questa volta in veste di responsabile del comitato promotore del referendum sul Fiscal compact. Piga, fervente europeista, ma preoccupato per le sorti della stessa costruzione europea, gravata da politiche economico-fiscali a suo parere eccessivamente severe ed opprimenti e per questo incapaci di favorire un’effettiva ripresa, ha lanciato nei mesi scorsi, insieme ad altre 15 persone, la raccolta delle 500.000 firme necessarie per chiedere l’abrogazione di alcune misure di austerità introdotte in Italia dalla legge 243 del dicembre 2012; legge che è stata emanata dal governo Monti proprio a seguito della firma del Trattato europeo sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance, il cosiddetto Fiscal compact. “Siamo stati sconfitti, ma non ci fermeremo”, ha spiegato il professore, che per dimostrare la realtà dei fatti non ha risparmiato istogrammi a lutto, dati negativi e citazioni da documenti economico-finanziari ufficiali.

 

Il messaggio più importante che ha voluto far arrivare al pubblico è stato la sua grande soddisfazione per la capillare e diffusa sensibilizzazione sul tema del referendum, nonostante la difficile missione di riuscire a far arrivare l’iniziativa al corpo elettorale, anche a causa di mezzi di comunicazione spesso indifferenti, se non addirittura ostili. Questo non può essere considerato una sorta di «dibattito proibito». Occorre ascoltare la voce dei cittadini e insieme cercare di scendere in campo per contrastare l’austerità «ottusa» che sta paralizzando la crescita economica del paese. Questa battaglia non termina qui.