Menu

Il Professor Luca Serianni inaugura il ciclo di incontri serali del Collegio.

Il Prof. Luca Serianni, ordinario di Storia della lingua italiana presso “La Sapienza”, Accademico della Crusca e dei Lincei, parla della dinamicità dell’italiano contemporaneo.

800×600

Normal
0

14

false
false
false

IT
X-NONE
X-NONE

MicrosoftInternetExplorer4

/* Style Definitions */
table.MsoNormalTable
{mso-style-name:”Tabella normale”;
mso-tstyle-rowband-size:0;
mso-tstyle-colband-size:0;
mso-style-noshow:yes;
mso-style-priority:99;
mso-style-parent:””;
mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;
mso-para-margin:0cm;
mso-para-margin-bottom:.0001pt;
mso-pagination:widow-orphan;
font-size:10.0pt;
font-family:”Calibri”,”sans-serif”;
mso-bidi-font-family:”Times New Roman”;}

 

Nella serata di giovedì 11 ottobre il Collegio ha ospitato per il primo incontro del ciclo dell’anno accademico 2012/2013 il Professor Luca Serianni, ordinario di Storia della lingua italiana presso l’Università di Roma “La Sapienza”, membro dell’Accademia della Crusca e dell’Accademia dei Lincei. 

 

Il docente ha esordito inquadrando lo sviluppo storico della lingua italiana e discutendo la tesi secondo la quale l’italiano avrebbe avuto una vita solo letteraria, in quanto la lingua parlata sarebbe stata il dialetto. In realtà, la lingua italiana era presente anche in ambiti non letterari, come ad esempio in quello notarile.

 

 

 

 

 Il prof. Serianni ha quindi analizzato alcuni aspetti specifici: il polimorfismo dell’italiano e la sua apertura a dialetti e arcaismi, anche a confronto con le altre due grandi lingue romanze, il francese e lo spagnolo. Per sottolineare i cambiamenti di funzione linguistica e sintattica in questi ambiti, sono stati presi in esame passi di testi letterari come la novella del Boccaccio Frate Cipolla e le Odi barbare di Carducci, ma anche testi giornalistici. 

 

 

 

 

Casi emblematici sono quelli relativi ai tempi verbali. Il futuro, se da un lato ha parzialmente perduto la sua funzione di tempo della posteriorità, ha acquistato al contempo un valore epistemico, cioè indica una congettura o un giudizio. Il passato remoto invece, sempre meno impiegato, quasi indica la provenienza di chi lo utilizza dal Mezzogiorno o dalla Toscana.

 

 

 

 L’intervento è stato seguito da un partecipato dibattito con gli studenti, che ha fatto emergere alcune curiosità rispetto all’evoluzione della lingua italiana e delle lingue in generale, oltre a toccare lo spinoso tema della progressiva “anglicizzazione” del linguaggio quotidiano, ma anche di quello accademico.