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Il Collegio visita i Laboratori nazionali del Gran Sasso.

Un gruppo di studenti del Collegio di diverse facoltà ha visitato i Laboratori nazionali del Gran Sasso, dove vengono compiuti alcuni degli esperimenti più importanti della fisica contemporanea.

Si è svolta lo scorso 15 ottobre, grazie all’iniziativa del Presidente del Gruppo Centrale, Cav. Lav. Corrado Antonini, la visita di un gruppo di nostri studenti presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso, polo d’avanguardia nella ricerca in campo particellare ed astroparticellare. Grazie ad una chiara presentazione introduttiva, l’importanza dell’attività che si svolge in questo sito è stata apprezzata da tutti i partecipanti: in pieno spirito collegiale, infatti, il gruppo è stato molto eterogeneo, includendo studenti sia di ambito umanistico che appartenenti a diversi settori di area scientifica.

Nato negli anni ’80 da un progetto del prof. Antonino Zichichi, il centro di ricerca del Gran Sasso rappresenta un unicum nel panorama dei laboratori sotterranei. Da un lato, infatti, la posizione strategica all’imbocco dell’autostrada A24 ne favorisce la logistica, permettendo di utilizzare imponenti strumentazioni e macchinari, altrimenti difficilmente trasportabili e realizzabili. Al contempo, il massiccio del Gran Sasso opera come scudo naturale, garantendo la preziosa condizione di “silenzio cosmico”: con tale locuzione si intende l’attenuazione di ogni forma di rumore che potrebbe inficiare le misurazioni, in particolare radioattività naturale (essendo un massiccio di formazione molto antica, il Gran Sasso ne risulta privo, a differenza delle più “giovani” catene alpine) e incidenza di raggi cosmici secondari (particelle prodotte dall’interazione tra atmosfera terrestre e raggi primari, a loro volta particelle altamente energetiche e di provenienza extra-galattica).

Ad oggi, il laboratorio ospita esperimenti storici, collaborazioni internazionali di frontiera e allestimenti di progetti futuri. Un esempio per ogni categoria: Large Volume Detector (LVD), operativo dal 1992 e volto alla rivelazione di neutrini liberati dal collasso di stelle molto massive; Opera, il famoso rivelatore di fasci di neutrini provenienti dal Cern di Ginevra, che poche settimane fa ha scosso il panorama scientifico con l’incredibile misurazione di velocità superluminale; Icarus e WArP, progetti del premio Nobel prof. Carlo Rubbia per l’indagine di uno dei costituenti più misteriosi dell’Universo, la materia oscura. Ci fa piacere, inoltre, citare l’esperimento Borexino, anch’esso dedicato allo studio dei neutrini, al quale partecipa un nostro laureato, ing. Gioacchino Ranucci della sezione INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) di Milano.

Evidentemente, molti sono gli esperimenti già conclusi o attualmente operanti meritevoli di essere raccontati, per la straordinaria testimonianza che offrono quali incredibili prodotti dell’ingegno umano: le tecniche di rivelazione alla base degli strumenti (questi ultimi già di per sé affascinanti per la loro stessa mole) sono tra le più fantasiose e raffinate. Segno di quanto a fondo l’uomo sia giunto nella comprensione di come opera la natura, ma, al tempo stesso, segno di quanto sforzo ancora egli sia disposto a compiere per penetrare più profondamente nella conoscenza.