L’incontro con il professor Patrizio Bianchi, tenutosi la sera del 12 giugno presso il “Lamaro Pozzani”, ha fornito stimoli preziosi per una discussione condivisa tra tutti i presenti. Centrale il contributo degli studenti impegnati nella redazione del documento programmatico sulle questioni europee, frutto di un percorso preparatorio al Convegno Nazionale della Federazione dei Cavalieri del Lavoro, svoltosi a Venezia lo scorso 7 giugno. In un momento storico segnato da tensioni geopolitiche, transizioni tecnologiche e ridefinizioni identitarie, il dialogo con l’ex ministro dell’Istruzione, nonché membro del comitato scientifico del “Lamaro Pozzani”, ha rappresentato un’occasione per affrontare criticamente temi chiave per il futuro del continente.
Il confronto si è articolato intorno ad alcuni macro-temi sviluppati dal gruppo di lavoro per la redazione del documento, costituito dagli studenti Alberti, Bolognone, Cesario, Minola, Nella, Palombella e Valent. Tra le questioni fondamentali: la questione identitaria e l’integrazione europea, l’istruzione, le riforme dell’assetto istituzionale, la difesa comune, la competitività tecnologica e il ruolo dell’Unione nei rapporti internazionali. L’attenzione si è concentrata sulla necessità di restituire all’UE una visione politica e culturale forte, capace di andare oltre la dimensione normativa e burocratica.
L’aspetto legato alla sovranità europea è stato analizzato alla luce dell’auspicata capacità dell’Unione di agire in modo coeso ed efficace. Le crisi recenti, in particolare i conflitti alle porte dell’Europa, come quello in Ucraina e quello in Medio Oriente, hanno evidenziato la necessità di una risposta congiunta anche sul piano della sicurezza. In questo contesto, l’idea di una difesa europea comune è stata presentata come uno strumento necessario per garantire la stabilità e l’autonomia strategica del continente attraverso l’integrazione con la NATO, ma anche sviluppando capacità proprie.
Particolare attenzione è stata rivolta alla questione della competitività tecnologica. La dipendenza da grandi aziende extra-europee in settori chiave, come quello delle telecomunicazioni o delle infrastrutture satellitari, fondamentali per la difesa, solleva interrogativi sulla sovranità dell’Unione in ambiti e su temi ormai troppo centrali per essere ignorati. È in generale emersa la consapevolezza dell’importanza di investire in ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico per consolidare un’autonomia sostenibile.
La riforma dei trattati europei è condizione necessaria per superare i limiti dell’attuale assetto istituzionale. Il meccanismo dell’unanimità, spesso causa di stallo decisionale, appare inadeguato ad un’Unione che voglia agire con rapidità ed efficacia, specialmente alla luce dello scenario geopolitico attualmente instabile.
Il dialogo si è poi spostato sull’istruzione, strumento centrale per la costruzione di un’identità europea. Sono emerse le idee di una scuola europea e di un ampliamento strutturato del programma Erasmus, come mezzo per formare nuove generazioni di cittadini consapevoli, in grado di contrastare le derive nazionaliste e di dare maggior vigore alla coesione culturale. Il professor Bianchi ha osservato come “il nazionalismo sia passato il più delle volte per la scuola”, a dimostrazione del ruolo nevralgico dell’istruzione nel plasmare le identità collettive. Allo stesso tempo, ha sottolineato che, per sua personale esperienza, “le scuole devono essere calate comunque nel loro contesto specifico”, ribadendo la necessità di una formazione che sappia coniugare dimensione locale e visione europea.
L’incontro, in un formato inedito che ha lasciato ampio spazio alle voci dei collegiali, ha messo in luce sia la complessità delle sfide che attendono l’Europa sia le opportunità concrete per affrontare tali sfide attraverso una visione condivisa. La convinzione alla base è che l’UE possa essere ancora un grande progetto politico e culturale: non solo un’istituzione da gestire, ma un futuro da immaginare e realizzare collettivamente.