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Incontro con i dottorandi: le esperienze al di là della laurea

19.01.2024

di Pasquale Simonelli

La sera dell’8 gennaio si è svolto l’incontro con due dei cinque dottorandi che in questo mese si presenteranno al Collegio. Paolo Duarte Mourão, studente di dottorato in matematica e fisica applicata all’intelligenza artificiale, è stato il primo a presentarsi. Mourão ha iniziato la sua carriera partecipando alle prime Olimpiadi matematiche portoghesi quando aveva soli 8 anni, ma è stata la sua partecipazione alle Olimpiadi di fisica che lo ha davvero appassionato. Ha, infatti, sostenuto un esame di ben 9 ore distinguendosi anche nelle Olimpiadi iberoamericane di fisica del 2015.

Durante gli studi universitari, Mourão si è dedicato all’ingegneria fisica, poiché la sua università non offriva un corso di fisica teorica. Successivamente, ha conseguito la laurea magistrale in matematica pura con una tesi sull’Effetto Hall quantistico, un argomento di fisica matematica.

Nonostante il suo successo accademico, Mourão ha confessato di essere stato, al primo impatto, disorientato dall’attività di ricerca. Ha infatti spiegato che, nel preparare gli esami, si ha un tempo limitato per fare qualcosa che si sa di poter fare, ma nella ricerca “non sappiamo davvero cosa stiamo facendo”.

Mourão ha quindi deciso di indirizzare le sue ricerche verso una combinazione di matematica, fisica e intelligenza artificiale, concentrandosi principalmente su come garantire che macchine “ben addestrate” si comportino come previsto.

Un altro grande interrogativo nell’attività di ricerca di Mourão risulta essere: è possibile usare sistemi fisici per modellare reti neurali artificiali?

Ma soprattutto, e qui si nota l’interdisciplinarietà della ricerca di Mourão che arriva a toccare le neuroscienze, è possibile usare questi sistemi per modellare il cervello?

Successivamente, è stato il turno di Pegah Khabazrahimi, una studentessa di dottorato in economia. Khabazrahimi ha iniziato il suo percorso accademico lavorando in una multinazionale, che l’ha messa in contatto con l’Italia. Ha completato il suo secondo master in Sapienza, specializzandosi in macroeconomia e scrivendo una tesi sull’economia sociale.

Durante la presentazione, Khabazrahimi ha parlato dell’effetto della religione sull’economia e sulla scienza, concentrandosi sul motivo per cui alcuni paesi avanzano e diventano sviluppati mentre altri no. Ha sottolineato che non esistono grandi differenze in termini di scienza o innovazione tra cristiani, musulmani ed ebrei, ma che, indipendentemente dalla religione, all’aumentare della religiosità, la scienza, in media, risulta influenzata negativamente. Successivamente, Khabazrahimi ha parlato della sua ricerca sulla disuguaglianza di genere, evidenziando in particolare la differenza nella partecipazione femminile al mercato del lavoro nel Medio Oriente, e chiedendosi quanto la religione influisca su ciò. Attraverso vari grafici, ha anche mostrato come il divario occupazionale si amplifichi al diminuire del reddito. La sua ricerca, inoltre, si è concentrata sul modo in cui la religiosità influenza l’istruzione dei bambini e ha rivelato che in molti paesi i genitori religiosi preferiscono insegnare ai propri figli la religione anziché la scienza. Ha poi osservato che i genitori religiosi tendono ad avere figli più religiosi, dimostrando che l’educazione religiosa in famiglia influisce sull’adozione di credenze religiose.

Durante la sessione di domande e risposte, è stato chiesto se esista solo una correlazione tra religiosità ed economia o se ci sia anche una relazione causale. Khabazrahimi ha spiegato che la religiosità influisce sul dove vengano destinate le risorse a disposizione della comunità e quindi modifica la dinamica del mercato del lavoro (ad esempio, se in un paese non viene considerata importante l’istruzione femminile questa non verrà mai incentivata con ovvie ricadute sulla percentuale di donne occupate).

Infine, Paolo Duarte Mourão ha risposto a una domanda sulla differenza tra il modello italiano e quello di Ginevra. Ha sottolineato che, a differenza di Ginevra, in Italia i dottorandi hanno maggiore libertà e meno rigidità nelle loro attività accademiche. Ha espresso la sua preferenza per il modello italiano, che gli ha permesso di sperimentare una maggiore libertà durante i suoi studi.