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“Sono ottimista sulla capacità umana di innovare”: incontro con il Cavaliere del lavoro Franco Bernabè

21.03.2022

di Francesca Bertamè

Il 16 Marzo 2021, con l’intervento del Cavaliere del Lavoro Franco Bernabè, è stato inaugurato il ciclo di incontri “La sfida della sostenibilità per uno sviluppo responsabile” a cui prenderanno parte, nelle prossime settimane, anche le voci dei Professori Termini, Flick e Bologna.

Bernabè, da qualche mese Presidente del consiglio di amministrazione di Acciaierie d’Italia, ci ha fornito un’analisi dettagliata della complessità del tema della transizione energetica, che, prima del recente scatenarsi degli eventi bellici a tutti tristemente noti, ricopriva un ruolo importante, se non centrale, all’interno dell’opinione pubblica, anche grazie all’attenzione mediatica nata dalla COP26 (Conference of Parties), tenutasi a Glasgow nel novembre scorso. La rilevanza di questa tematica risiede soprattutto nel dovere morale che abbiamo nei confronti delle generazioni future: se, infatti, non verrà modificato il trend che ha determinato l’innalzamento della temperatura media di 1,2 °C dall’inizio della Rivoluzione Industriale, il mondo che lasceremo ai nostri figli potrà facilmente raggiungere un aumento di 2,5 °C, con tutte le conseguenze che questo comporta.  All’elevarsi della temperatura si affianca, negli ultimi decenni, anche un aumento notevole della popolazione globale che, oltre a coincidere con un aumento del tenore di vita medio, genera un significativo (ed eccessivo) innalzamento dei livelli di CO2 emessa, la quale deriva, infatti, soprattutto da attività antropiche quali l’industria, l’allevamento, il commercio.  È esistito, però, un periodo della storia terrestre in cui un equilibrio tra emissioni e assorbimento di CO2 non era una condizione da ricercare urgentemente o un difficile obiettivo da raggiungere, ma la realtà: nel periodo interglaciale, infatti, le fonti di emissioni di CO2, che allora erano i vulcani e le aree umide del pianeta, erano bilanciate dai sink (‘pozzi di assorbimento’) di anidride carbonica, come la fotosintesi clorofilliana e gli oceani. Nel lungo passato del nostro pianeta, però, si può scorgere anche un tempo lontano 55 milioni di anni, in cui si verificò un fenomeno analogo a ciò che sta succedendo nel nostro presente: l’aumento di temperatura raggiunse anche gli 8 °C, generando terre sempre più aride, selezione naturale, estinzioni e migrazioni di molte specie animali. Sono proprio questi effetti che vengono presi come punto di riferimento da tutti coloro che, preoccupati dall’odierno incremento esponenziale della temperatura, cercano di prevederne gli esiti sul mondo circostante.

La preoccupazione verso i livelli di temperatura sempre più elevati è un fenomeno piuttosto recente, frutto di alcune scoperte degli anni Settanta e Ottanta, di misurazioni geologiche complesse e delle perforazioni del fondale Atlantico. Il Cavaliere ci ha spiegato che è stato proprio questo timore a far nascere il Club di Roma, gruppo di scienziati, economisti, uomini di Stato e attivisti riunitisi per dibattere del tema della sostenibilità. In questi anni, nacque anche la ‘teoria di Gaia’, una tesi positiva di sviluppo terrestre, secondo la quale la Terra avrebbe avuto sufficiente capacità di autoregolarsi, dal momento che ogni fenomeno genera reazioni che lo possono correggere.

Dalla successiva più realistica presa di coscienza che questi processi naturali non fossero sufficienti a bilanciare l’impatto sempre maggiore delle attività umane seguì una lunga serie di tappe storiche cruciali in ambito ambientale: il Summit della Terra delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro nel 1992 (prima conferenza mondiale sull’ambiente), la nascita del Protocollo di Kyoto nella COP3 fino all’Accordo di Parigi nato dalla COP21, nel 2015, con il quale gli Stati si impegnano a mantenere la crescita della temperatura sotto i 2 °C. Bernabè ha evidenziato come le politiche e i provvedimenti attuali stiano rendendo questo obiettivo irraggiungibile: con l’attuale trend, l’ipotesi di un aumento di 2,5 °C sembra, infatti, destinato a diventare una triste realtà. Alla luce della complessità del tema, il Cav. Bernabè ha invitato ad accostarsi alla questione ambientale con grande attenzione, umiltà e rigore scientifico, tralasciando i luoghi comuni e le banalizzazioni: dal momento che il settore energetico si costruisce su tempi lunghi, ogni cambiamento deve essere affrontato con gradualità. Agli slogan degli attivisti deve seguire un lavoro basato sull’approfondimento e la cautela che possa portare alla creazione da parte dei governi di normative e leggi per la transizione energetica, come il Green New Deal europeo o il PNRR italiano. Queste comporteranno delle modifiche anche nell’assetto industriale, impattando significativamente tre fenomeni: le fonti rinnovabili, nelle quali il Cavaliere vede grandi potenzialità di innovazione, l’elettrificazione e l’economia circolare.

Durante il successivo momento di dibattito Bernabè, rispondendo a una domanda circa la chiave del successo in una carriera costellata di importanti incarichi e riconoscimenti, ha sottolineato l’importanza, in qualunque settore si operi, del sistema valoriale a cui ci si ispira: deve prevalere sempre la responsabilità individuale, la deontologia, il rispetto della propria missione. Dal prevalere di disvalori e dalla convinzione che l’unico obiettivo d’azione sia la massimizzazione del profitto degli azionisti nascono, inevitabilmente, delle crisi: bisogna sempre ricordare che l’impresa agisce in un sistema di relazioni ben più complesso, comprendente tra gli altri anche i dipendenti e la società, verso i quali il rispetto e il dovere morale non devono mai essere trascurati.

Bernabè ha poi manifestato la sua preoccupazione circa l’eccessiva attenzione dedicata alla iperspecializzazione nella formazione odierna, specialmente tra i giovani: la focalizzazione su un singolo settore può essere, infatti, un fattore di impoverimento mentale e di contrasto con la complessità del mondo contemporaneo. È opportuno, invece, coltivare ogni aspetto del sapere, da quello scientifico a quello umanistico perché: “Un uomo senza cultura è un uomo che non avrà mai successo in quello che fa.”