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Perché trasparenza è sinonimo di democrazia. Incontro con Nicoletta Parisi

04.02.2021

di Maurizio Fiusco

Continua il ciclo “Anticorruzione, Trasparenza e Etica degli affari” per gli studenti del Collegio Universitario dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani”, con Nicoletta Parisi, già Membro dell’Autorità nazionale anticorruzione, che ha incontrato gli allievi del Lamaro Pozzani in modalità webinar lo scorso febbraio.

Comunicare: un diritto fondamentale che si lega strettamente al concetto di essere informati, solo così abbiamo la possibilità di essere cittadini consapevoli e partecipi. Nel 1905 Turati introduceva la metafora della “casa di vetro”, sarà necessario un secolo perché il principio di trasparenza possa comparire esplicitamente nel nostro ordinamento, dopo che abbiamo iniziato a vedere le prime tracce a partire dal 1990 con la legge 241. Tra i due eventi una logica completamente ribaltata, dall’iniziativa personale si passa all’obbligo della pubblicazione di alcuni atti stabiliti per legge, su un’apposita area del sito dell’ente, la sezione “amministrazione trasparente”.

È qui che entra in gioco il ruolo della tecnologia che ha avvicinato le parti e semplificato il linguaggio, i dati sono oggettivi e la loro analisi non richiede grossa fatica, non ci sono più scuse. Principio in contrapposizione con ciò che ad esempio avviene negli Stati Uniti, ove su richiesta si ha completo accesso ad ogni documento, anche senza doverne motivare la ragione, essenziale nel nostro sistema giuridico per consultare materiale che non rientra in quello sopra citato.

Un altro tema cardine dell’incontro è stato la figura del “whistleblower”, colui che segnala gli illeciti, probabilmente per retaggio culturale identificato come il delatore, la spia, colui che fa luce su fatti occultati, nascosti perché parlarne costituirebbe un conflitto d’interesse. Se si subisce un furto si è portati a denunciarlo, se recitassimo la parte del corruttore o del corrotto, verremmo in entrambi i casi condannati, da qui l’importanza di questa terza figura che molto spesso coincide con un dipendente pubblico. Significa mettere da parte la fedeltà all’ente per far prevalere i valori, potrebbe significare esporsi a isolamento o demansionamento, con tutte le conseguenze del caso e le difficoltà di chi poi è chiamato a sbrogliare queste situazioni. Non stiamo parlando di fascicoli, ma della tutela di cittadini con la giusta dose di coscienza civica.

“Entro fine anno – spiega Nicoletta Parisi – dobbiamo produrre un emendamento che si occupi di proteggere questi individui che in alcuni ordinamenti sono addirittura premiati, da noi non è così, perché atteggiamenti di questo tipo si danno per scontati, sono doveri del cittadino e in quanto tali devono essere adempiuti. La legge può essere proattiva, può determinare un’inversione di valori, il problema è che parliamo di cambiamenti molto lenti che devono necessariamente essere assimilati nel tempo e diventare parte integrante di noi”. Un grosso investimento a lungo termine però è stato fatto, con l’introduzione dell’educazione civica nelle scuole come materia obbligatoria sin dalla primaria: tra i tanti compiti, far capire il peso delle parole e sviluppare il concetto di cittadino nella coscienza di ciascuno studente.

“Trasparente” è anche sinonimo di democratico: uno Stato che non ha nulla da nascondere, non ha paura di mostrare, di rendere visibile la propria azione e questo è facilmente intuibile osservando il ruolo cardine della censura, della manipolazione delle informazioni nei regimi autocratici. Quello dell’informazione, un dovere essenziale e bilaterale, perché, come scriveva Luigi Einaudi, “prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”.

Edward Teller diceva “L’arma migliore di una dittatura è la segretezza, l’arma migliore di una democrazia è la trasparenza.”