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Incontro con Sandee Chawla, Vicedirettore Esecutivo dell’UNODC.

“Cosa facciamo, di cosa siamo responsabili, come risolviamo i problemi”. L’incontro con Sandee Chawla, Vicedirettore Esecutivo dell’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime).

L’UNODC è l’organizzazione è l’agenzia leader nella lotta alla droga, alla criminalità organizzata e al terrorismo e fonda il proprio lavoro prevalentemente su trattati internazionali. Il primo nodo concettuale affrontato dal dott. Chawla ha riguardato il controllo delle droghe. Già nel termine greco pharmakon si sovrapponevano i significati di medicina e veleno. Questo rimane vero ancora oggi: c’è un utilizzo medico e scientifico di certe sostanze attive, il cui consumo al di fuori dei dosaggi previsti e di un’attenta supervisione medica può divenire perà estremamente pericoloso per l’uomo. Dopo una precisa descrizione medica delle caratteristiche dei vari tipi di droghe, che si suddividono abitualmente in quattro classi, il Vicedirettore dell’UNODC si è soffermato anche su quelle sostanze, come l’alcool e il tabacco, che causano in realtà danni quantitativamente perfino più diffusi.
L’obiettivo delle tre Convenzioni sulla droga è quello di assicurarne l’uso a fini medici e scientifici e di eliminare quello sottratto a tali finalità: è vero che con il divieto del consumo di droghe si è alimentato un mercato di contrabbando brulicante di violenza e crimini, ma la soluzione non può essere quella della legalizzazione. Il riferimento all’esempio olandese ha consentito di sollevare la questione della possibilità di operare una sorta di legalizzazione differenziata, avente ad oggetto un numero ristretto di droghe: secondo il dott. Chawla, tuttavia, ben difficilmente questa soluzione potrebbe essere immaginata per realtà più ampie e in un’ottica internazionale. Ma la vera incrinatura del sistema di controllo consiste nel fatto che chiunque faccia uso di droghe è spessp considerato (erroneamente) un soggetto moralmente debole e, nella maggior parte dei casi,  non riceve le cure mediche necessarie (giacché la dipendenza e l’assuefazione sono da classificare come malattie). Il tema della stigmatizzazione è stato, forse, il nodo cruciale di tutto l’intervento del dott. Chawla, particolarmente sentito e condiviso dagli ascoltatori e in grado di collegare tematiche afferenti alla politica internazionale, all’etica, alle global issues.
Il discorso si è quindi concluso, anche attraverso le domande degli studenti del Collegio, con una rapida disamina delle questioni legate alla criminalità organizzata (con riferimenti alla Convenzione di Palermo), della corruzione e del terrorismo.