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Uno sguardo giornalistico sull’immigrazione. Incontro con Francesca Paci

Incontri serali

Roma 27.11.2017

di Teresa Balduzzi

Al Collegio dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” ha trovato spazio il tema immigrazione, grazie al racconto di Francesca Paci, ospitata in occasione del terzo appuntamento serale del calendario accademico. Giornalista de La Stampa, nonché autrice di diverse pubblicazioni, tra cui “Un amore ad Auschwitz” (UTET, 2016), la relatrice è tra i principali esperti italiani di Medio Oriente, fama che ha dimostrato pienamente nel corso della trattazione di un fenomeno complesso, controverso e «onnicomprensivo» qual è quello dell’immigrazione.

Una parola capace di evocare, almeno stando alle numerose indagini statistiche condotte finora, grandi preoccupazioni fra gli italiani, e non solo: è paura del diverso, dello straniero che ruba le nostre opportunità lavorative e, ancor di più, la nostra identità culturale. Ci sentiamo di fronte ad una massiccia invasione, poco importa se in realtà il flusso di migranti diretti verso il nostro Paese sia calato di qualche decina di migliaia rispetto lo scorso anno: i media e, soprattutto, i social media sono responsabili di questo scarto tra la realtà e la sua percezione deformata. Che il fenomeno esista e in prospettiva possa anche crescere drammaticamente, è inevitabile, ma il dibattito su come fronteggiarlo è ancora aperto. Politiche di breve termine, attivate sul doppio binario politico-sociale, fanno oggi da protagoniste: da un lato, l’attività delle Ong e le risposte umanitarie messe in campo da singoli Stati, come l’operazione “Mare nostrum” effettuata dalla Marina Militare italiana; dall’altro, accordi con i Paesi dai quali provengono il maggior numero di immigrati, ossia la Libia, la Turchia e l’Egitto.

Dialogo spesso non facile, a causa sia delle insanabili distanze ideologico-culturali tra le parti, sia della mancanza vera e propria di un interlocutore, o, meglio, dalla pluralità di questi, senza tuttavia alcuna garanzia di stabilità effettiva e del consenso democratico a legittimarli. Forse è arrivato il momento di cambiare atteggiamento, per prendere coscienza del problema immigrazione così come esso si presenta davvero, per mettere in campo azioni di successo senza strumentalizzazioni politiche inopportune od ottuse polemiche preelettorali, che lo trasformano in un’«arma di migrazione di massa».