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Il mestiere del giornalista, incontro con l'”ex” Carlo Rognoni

Incontri serali

Roma 24.01.2018

di Luca De Luisa

In un’epoca di profondi cambiamenti sociali, economici, geopolitici, anche il giornalismo e la comunicazione devono necessariamente mutare, senza tuttavia perdere quella capacità di influenza attiva sui processi decisionali democratici, attraverso una narrazione selettiva, raffinata e accuratamente lavorata di fatti ed opinioni. Questo è il messaggio che Carlo Rognoni, giornalista, politico e di recente anche appassionato pittore, ha voluto trasmettere agli studenti del Collegio dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” nel suo intervento

Per presentarsi, Rognoni si è definito un “ex” – ex giornalista, ex caporedattore, ex direttore, ex senatore, ex deputato, e, dulcis in fundo, ex consigliere RAI, tappe di una lunga e variegata carriera, che, dagli esordi su Panorama con un articolo su “Mistero buffo” di Dario Fo, ne divenne direttore dopo Lamberto Sechi, ma dal quale dopo poco se ne andò per prendere le redini de Il Secolo XIX e trasformarlo nel quotidiano più letto in assoluto dai genovesi, agli inizi degli anni Novanta. Anni in cui Rognoni abbandona il giornalismo a favore della politica, ma senza estraniarsi dalla grande «tempesta» che il mondo dei media stava vivendo, con l’impatto di Internet, i social networks, la globalizzazione delle comunicazioni e il flusso inarrestabile di notizie che rimbalzano da una parte all’altra in tempo reale, ingenerando una preoccupante crisi della carta stampata, del ruolo del giornalista e del senso del suo mestiere.

Ripercorrendo dunque il legame profondo e ineliminabile tra il giornalista e la notizia, dalle veline nel tempo del fascismo, i misteri del terrorismo e della P2, sino all’operazione Mani pulite – che, senza esitazione, Rognoni definisce «giornalisticamente un’occasione mancata» –  l’ospite ha invitato a non farsi intimorire dalla rivoluzione tecnologica che pervade la nostra quotidianità, apparentemente svalutando anche il mestiere del giornalista, ma piuttosto a sfruttarne le potenzialità, senza perdere la propria autonomia intellettuale, la capacità di ragionare criticamente sugli eventi e di dire la propria in ogni occasione come espressione di un autentico diritto di libertà entro la società aperta contemporanea.